Investimenti in aumento, la disponibilità diminuisce ma restano gli sprechi

foto lago artificiale di Chiauci

Nel 2022 l’Italia ha toccato il record negativo per quanto riguarda la disponibilità della risorsa idrica che si è attestata alla cifra di 67 mld. di metri cubi, il minimo assoluto nelle rilevazioni dal 1951 in poi. Si tratta di crica il 50% della media di disponibilità calcolata sull’arco temporale che va dal 1951 al 2023, ovvero 137,8 mld. di metri cubi. La disponibilità di acqua in Italia nel 2023 conferma il trend negativo registrato da diversi anni nel paese, anche se nell’anno passato c’è stata una ripresa rispetto al 2022, scrive l’Ispra. Il 2023 ha fatto registrare una riduzione a livello nazionale di circa il 18% della disponibilità rispetto alla media annua dello stesso lungo periodo 1951-2023, risultato dell’effetto combinato di un deficit di precipitazioni – specialmente nei mesi di febbraio, marzo, settembre e dicembre – e di un incremento dei volumi idrici di evaporazione diretta dagli specchi d’acqua e dal terreno. A rendere meno pesante nel 2023 la diminuzione della disponibilità di risorsa idrica, ha contribuito il volume di precipitazioni che si è riversato nel mese di maggio, stimato in circa 49 miliardi di metri cubi, che è stato, a livello nazionale, più del doppio di quello che mediamente caratterizza lo stesso mese, stimato in circa 23 miliardi di metri cubi sul lungo periodo 1951-2023.

Investimenti Aumentati Ma Siamo Ancora Indietro

In dieci anni l’Italia ha visto raddoppiare gli investimenti nel settore idrico, passati da 33 euro per abitante nel 2012 a 64 euro nel 2022, ma rimane marcata la distanza con la media europea degli ultimi cinque anni (82 euro) e la rete del nostro Paese ha perdite pari a circa il 42%. A fare il punto è il Blue Book 2024 promosso da Utilitalia e realizzato dalla Fondazione Utilitatis, insieme al Libro Bianco 2024 “Valore Acqua per l’Italia” di The European House – Ambrosetti. Negli ultimi anni le tariffe del servizio idrico sono aumentate di circa il 5% annuo, anche se quelle italiane rimangono tra le più basse d’Europa. Il valore degli investimenti sostenuti dalla tariffa è cresciuto fino a circa 4 miliardi l’anno, a fronte di un fabbisogno per il settore stimato in almeno 6 miliardi annui. Benché il Pnrr stia dando un impulso significativo con circa un miliardo in più stanziato, attraverso la rimodulazione, per la riduzione delle perdite, serviranno più risorse: circa 0,9 miliardi di euro l’anno fino al 2026 e almeno 2 miliardi di euro l’anno dopo la chiusura del Piano, così da raggiungere i 100 euro per abitante. La filiera idrica estesa genera valore per 367,5 miliardi di euro, pari al 19% dell’intero Pil nazionale, un dato in crescita dell’8,7% rispetto al 2021.

II Wwf Rilancia L’allarme:

“L’Europa (e l’Italia) non sono preparate al rischio climatico e l’acqua è tra i principali protagonisti (in negativo) di questo rischio. Dopo il VI rapporto Ipcc e i numerosi studi, anche italiani, la Valutazione del Rischio Climatico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, pubblicata pochi giorni fa, conferma che le ondate di calore e le siccità prolungate sono in aumento in Europa con il cambiamento climatico, particolarmente nei Paesi del Mediterraneo”. “Questo – prosegue la ong – può portare a incendi diffusi, guasti alle infrastrutture critiche, blackout e gravi impatti sanitari ed economici. L’Europa intera registra un rischio crescente di siccità eccezionali che potrebbero interessare regioni vaste, provocando ingenti danni economici in molti settori: l’agricoltura, l’industria, le centrali elettriche, il trasporto fluviale e il benessere degli ecosistemi”. “La riduzione degli sprechi – conclude la ong – deve avvenire attraverso la diffusione dei metodi più efficienti di irrigazione in agricoltura, l’ammodernamento della rete di distribuzione idrica per usi civili che ad oggi registra perdite fin oltre il 50% (una perdita “fisiologica” non dovrebbe superare il 12/15%). Inoltre, prima di pensare a realizzare nuovi invasi, è indispensabile recuperare la capacità di quelli esistenti, che è gigantesca (oltre 8 miliardi di metri cubi), garantendone, innanzitutto, la corretta manutenzione fino ad ora mancata”.

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